Fine gennaio 2013, Milano, stadio San Siro, 60mila spettatori (ingresso a un euro). I rossoneri sono impegnati in casa contro il Bologna. E’ la 22esima giornata di Serie A, ma l’evento sportivo passa in secondo piano. La vera partita si gioca prima. Ed è compresa nel costo del biglietto. Anzi, da sola vale il costo del biglietto. Silvio Berlusconi atterra con il suo elicottero nel cerchio di centrocampo, esce dal velivolo, saluta il ‘suo’ pubblico. Come una rock star, come ai bei tempi di una volta. Cerone spinto neanche fosse a Porta a Porta, luccichio di flash, sorriso disegnato, tappeto con i colori sociali in bella vista. Poi la sorpresa. Dietro al presidente c’è Mario Balotelli. Silvio gli passa una maglia rossonera, il fuoriclasse la indossa. Entrambi a favore di telecamere. Arriva un palchetto, spunta un microfono. Il Cavaliere inizia il comizio: “Lo abbiamo riportato a casa, per vincere la Champions in un Milan più forte di tutto e di tutti. Lui come me è il simbolo della nuova Italia, della nuova (Forza) Italia che vuole vincere, che non ce la fa più a sopportare i sacrifici che questo governo ha imposto”. L’autoassist è servito: “Per questo ho deciso di ritornare, perché non posso lasciare il Paese che amo nel baratro in cui si trova e nelle mani dei comunisti e dei comici genovesi”. Poi la promessa: “Nei primi cento giorni elimineremo l’Imu e creeremo 100mila posti di lavoro”. Altoparlanti a palla, ‘E di nuovo Silvio c’è’, popolo rossonero in festa, campagna elettorale ripartita in grande stile. Del resto è già successo tante volte…
E’ fantacalcio con vuoto a rendere politico? Molto probabilmente sì. O forse no, specie dopo quanto successo ieri sera. Dipenderà da tanti fattori. Due su tutti: uno politico, l’altro sportivo. Se passa il decreto legislativo sull’incandidabilità dei condannati, Silvio rischia di rimanere fuori dalla contesa a causa dei quattro anni beccati in primo grado per la frode fiscale sui diritti Mediaset (per non parlare della probabile condanna sul Ruby gate). Poi c’è da convincere lo sceicco che paga lo stipendio di Balotelli. Mansour bin Zayed Al Nahyān non ha certo bisogno di soldi (che oltretutto il Milan non ha, a meno che Silvio non sborsi di tasca sua…), ma considerando il suo giro d’affari in tutti i settori del business, basterebbe la promessa di futuri e vantaggiosi investimenti in Italia e il favore calcistico potrebbe andare in porto. Certo, bisognerà fare ponti d’oro anche a Mino Raiola, la volpe dei procuratori che assiste Balotelli. Ma Galliani sarà pronto a tirar fuori il coniglio dal cilindro: se Silvio vuole, tutto si può. Anche questo è già successo.
Panem et circenses, lo spettacolo del pallone travestito da apriscatole per il successo alle urne. Come prima, più di prima. Fischio d’inizio, 90 minuti, Milan-Bologna 3 a 0, tripletta di Balotelli. Il nuovo predellino è una cronaca sportiva, un titolo della Gazzetta: “Il diavolo è tornato”. Basterà a superare il 14 per cento (sondaggi dicunt, ndr) alle elezioni di marzo? Attento Silvio, il calcio italiano non tira più come una volta. E tu neanche. Forse.